Riflessioni personali
Ciao a tutti, amici lettori del Taccuino di Grazia! 🌻
Quest’oggi voglio riflettere su un avvenimento di attualità e fare alcune considerazioni personali. In questi giorni abbiamo assistito tutti, guardando i telegiornali, all’incontro di Papa Francesco con i Nativi (popolazioni indigene) del Canada.
Questo grande Papa si è recato in visita in questi luoghi con l’intento di chiedere scusa a tali popolazioni per le brutture che hanno dovuto subire a causa dei colonizzatori che si professavano cristiani, i quali hanno sterminato, nel corso dei secoli, migliaia di persone con il solo scopo di arricchirsi e proclamare la loro “egemonia”.
Il Papa lo ha fatto con molta umiltà e rispetto ed infatti è stato accolto con gioia da questi popoli, i quali gli hanno fatto dono persino di un “copricapo” tipico fatto di piume, un simbolo importantissimo di “accettazione” e stima profonda, non un semplice ornamento, quindi.
Ho riflettuto molto su questo e mi sono chiesta se ognuno di noi avrebbe avuto la forza e l’umiltà di chiedere “scusa”…considerato che si parla di vicende accadute secoli fa, per cui il Santo Padre avrebbe potuto benissimo non curarsi di queste persone che tutt’oggi molti discriminano magari considerandole solo “folcloristiche“.
Ciò che mi fa pensare è che oggi, a prescindere dalla religione (dal fatto quindi di credere o non credere in “qualcosa”) molto spesso ci si erga a giudici delle persone e le si etichetti con estrema facilità, senza conoscerle. Eppure quando le si conosce (bhè, in realtà è difficile anche conoscere fino in fondo se stessi, per cui…) le si giudichi con una freddezza che a volte quasi mi lascia allibita.
Credo che il Papa abbia dato a tutti noi una bellissima lezione di umiltà. Anche perchè in questo caso specifico la “fede” non c’entrava proprio nulla, anzi, era utilizzata e sfruttata come “strumento” per raggiungere scopi egoistici di ricchezza e potere. Il vero problema sono sempre gli uomini, alla fine.
Una frase dei nativi che mi ha colpito molto è la seguente:
Non perseguitare e non deridere mai un tuo simile per la sua Religione. Rispetta invece ciò in cui lui crede, se vuoi che lui, in cambio, rispetti te.
Tecumseh
L’ho trovata molto significativa. Anche perchè nei film che guardiamo molto spesso i “nativi” sono i cattivi e i colonizzatori quasi dei santi.
Questa frase andrebbe attuata nella vita quotidiana poichè senza rispetto non si può andare da nessuna parte. Si tratta di comprendere e rispettare l’altro per ciò che è, non per ciò che fa, proprio in quanto essere umano.
Anche perchè lo stesso Gesù una volta disse
Chi non ha peccato scagli la prima pietra
E il rispetto va attuato con le opere concrete, non, a mio avviso, con post social di indignazione “strumentale” il cui solo scopo è far chiacchierare e guadagnare e quindi non quello di portare alla luce i veri problemi della società. I quali ci sono, è innegabile, ma se tutti facessero meno “chiacchiere” vuote se ne risolverebbero la metà.
Altra bellissima frase dei Nativi che riporto è la seguente:
Quando al mattino ti svegli, ringrazia il tuo Dio per la luce dell’aurora, per la vita che ti ha concesso e per la forza che ritrovi nel tuo corpo. Ringrazia il tuo Dio anche per il cibo che ti dà e per la gioia della vita. Se non trovi un motivo per elevare una preghiera di ringraziamento, allora vuol dire che sei in errore.
Tecumseh-Shawnee
E penso che chi non trovi nemmeno un motivo per essere “grato” di ciò che ha veramente abbia una vita “grama” (per citare un’espressione dell’indimenticabile Sandra Mondaini).
Grande Spirito, preservami dal giudicare un uomo non prima di aver percorso un miglio nei suoi mocassini.
Geronimo
Questa si chiama “empatia“, ed è proprio questo ciò che il più delle volte manca. Non ci si mette nei panni degli altri, anzi, il più delle volte si cerca di “abbatterli moralmente” per sentirsi meglio. Ma il fatto è che alla fine chi veramente “sta male” è chi fa questo perchè, se l’altro è abbastanza forte, non si lascerà certo scoraggiare dagli urti della vita. Credo che queste persone considerino gli ostacoli, invece, come uno “stimolo” .
Lungo il cammino delle vostra vita fate in modo di non privare gli altri della felicità.
Evitate di dare dispiaceri ai vostri simili ma, al contrario, vedete di procurare loro gioia ogni volta che potete!
Proverbio Sioux
Concludo con questa bellissima frase. E che ancora oggi debbano insegnarci queste cose i Nativi fa pensare molto. Ma se tutti facciamo la nostra parte questo mondo può realmente “cambiare”. Basta crederci. E volerlo.
Un carissimo saluto e buonissima giornata 💖
Ciao da Grazia
Buona domenica a tutti, miei cari lettori! ✨
Quest’oggi affronteremo un tema che mi sta particolarmente a cuore: il valore del silenzio. Siamo sempre più connessi ovunque noi ci troviamo ed inoltre siamo “bombardati” di stimoli di ogni tipo: immagini, suoni, video e chi più ne ha più ne metta.
L’evoluzione tecnologica è fondamentale, ma le nuove tecnologie andrebbero viste, a mio avviso, come uno strumento e non come un fine, un mezzo per raggiungere persone che possano arricchirci, per studiare, informarsi seriamente ed anche concederci qualche piccolo e sano “svago”, purchè non scada nelle solite banalità.
Il silenzio è un valore importantissimo
Fare silenzio non significa non avere una propria opinione, tutt’altro. E’, invece, l’arma migliore che abbiamo contro la cosiddetta “era dell’indignazione” o anche “era della suscettibilità” nella quale tutti noi siamo immersi.
Non sto dicendo che non bisogna indignarsi per ciò che seriamente va male e c’è di brutto nel mondo, tutt’altro.
A volte è necessario far sentire la propria voce, come è normale e giusto che sia. Ma il fatto è che ognuno di noi dovrebbe attivare il proprio personale senso “critico” e ragionare con la propria testa, senza lasciarsi travolgere da questa “indignazione” generale che ci avvolge.
Facciamo degli esempi pratici. Ogni qualvolta una qualsiasi sciocchezza non è di gradimento di qualcuno si scatena la cosiddetta “indignazione social”. Il personaggio famoso fa una “sciocchezza”? Ecco che parte l’indignazione generale e via ai commenti di ogni tipo, il più delle volte senza riflessione, senza analizzare a fondo la questione, solo perchè scrivendo ci si sente “importanti” e parti di “qualcosa”. E giu’ di li offese, brutture, volgarità ecc.
Ci si compiace di aver trovato la “bruttura” del giorno, si è felici di averla trovata per primi e poi si “rigetta” tutto sul web.
Il fatto è che bisognerebbe farsi una semplice domanda prima di far partire commenti a valanga, ed è la seguente:
Ma io, in prima persona, cosa sto facendo in concreto e di positivo per “migliorare” il mondo o almeno per dare il mio contributo positivo?
A prescindere dal problema (il quale è ovvio vada seriamente denunciato, se è serio) bisognerebbe farsela questa domanda, poichè è molto semplice “ergersi a giudice” in qualsiasi situazione, persino quando la portata che si mangia al ristorante risulti insipida, per fare un esempio banalissimo.
Riscopriamo il valore del silenzio
Rimanere in silenzio è fondamentale quando la questione di cui si sta “parlando” è talmente sciocca che non merita nemmeno la nostra attenzione e non va alimentata, considerato anche che molti contenuti che leggiamo online sono messi di proposito per scatenare queste polemiche a cascata.
Interrompiamo noi questo meccanismo assurdo ricordandoci che ognuno può e deve fare la propria parte. E ricordiamoci una cosa…
Meno parole, più fatti.
Se si vuole migliorare il mondo bisogna agire e non solo lamentarsi e indignarsi. Vogliamo la pace? Certo, tutti la vogliamo. Ma se poi io sono il primo a mettere zizzania e a litigare per sciocchezze con tutti, la vedo dura. Magari un giorno (si spera davvero…) la pace trionferà nel senso che cesseranno le armi, ma non ci sarà vera “pace” finchè non ci si adopererà per il rispetto reciproco, nella nostra quotidianità.
Le parole chiave di tutto questo discorso sono quindi tutte correlate al valore del silenzio e comprendono l’ascolto, la discrezione, la non denigrazione e l’accoglienza online e nella vita quotidiana.
Stop alla rabbia, specie quella immotivata. Buddha affermava che:
Aggrapparsi alla rabbia è come afferrare un carbone ardente con l’intento di gettarlo a qualcun altro; sei sempre e solo tu quello che rimane bruciato.
Ed inoltre affermava
Con la violenza puoi risolvere un problema, ma pianti i semi per un altro.
E per “violenza” si intende anche quella verbale. Ricordo infatti che nella Bibbia si dice “Ne uccide più la lingua che la spada”, Libro del Siracide.
Insomma, amiamo e coltiviamo il silenzio per la nostra crescita interiore e per raggiungere il traguardo di un mondo più giusto, nel quale contino le azioni concrete e non le indignazioni continue, prolungate e immotivate.
Ascoltate “The sound of Silence” versione strumentale…
Voi cosa ne pensate al riguardo? Fatemi sapere nei commenti!
Un carissimo saluto a voi e buona continuazione.
Ciao da Grazia!!